APArt 2020: scarica l'app e vota i finalisti!

La giuria di APArt – Augmented Public Art 2020 ha ufficialmente terminato la seconda fase di selezione, delineando la rosa dei dieci finalisti. Le loro opere in Realtà Aumentata saranno esposte all’interno di un tour virtuale che attraverserà il centro storico di Bologna durante l’Art Week 2020.

Il percorso sarà visibile tramite l'App dedicata, che sarà possibile scaricare il 17 gennaio 2020 attraverso i pulsanti qui riportati.

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Oltre a immergersi nel suggestivo tour virtuale (visibile nella mappa interattiva pubblicata qui di seguito), attraverso l'App sarà possibile procedere anche alla votazione delle proprie opere preferite e contribuire alla selezione dei tre vincitori assoluti. L'App APArt è stata infatti appositamente sviluppata per l'evento da Touchlabs in collaborazione con Net Service, la quale ha provveduto a fornire la tecnologia Blockchain in grado di assicurare la massima trasparenza e sicurezza alle operazioni di voto. 
La premiazione dei tre vincitori di APArt 2020 avverrà nel corso dell'inaugurazione di Metabugs, la mostra personale di Mitja V3rbo Bombardieri in programma il 25 gennaio 2020 presso il Net Service Digital Hub. Per partecipare a Metabugs basta seguire la procedura indicata qui.


Il percorso espositivo di APArt – Augmented Public Art 2020


I finalisti di APArt – Augmented Public Art 2020
L’elenco riporta, oltre al nome dei finalisti, il titolo e l'abstract dei loro progetti. La lista rispetta l’andamento del percorso espositivo, che parte dalla Stazione Centrale di Bologna, attraversa Piazza XX Settembre e si conclude in via Ugo Bassi.

  • Francesco Bendini, White Cube
    «White Cube è uno spazio bianco in cui l'artista-bambino ha modellato degli animali che vivono nel suo immaginario, senza curarsi del pubblico o della loro resa formale. Il risultato è un luogo mentale, intimo, liberato dalla tangibilità del mondo».

  • Mahrnoosh Roshanaei, 181
    «La storia delle torri bolognesi rimane ancora oggi un mistero. I numeri parlano di circa 180 torri, di cui ne rimangono solo 22. L’opera rappresenta l’ardua ascesa su una pianta di fagioli magici che diviene così una nuova torre della città, piena di mistero e fantasia».


  • Marina Pennisi, ReGeneration
    «ReGeneration è uno scambio continuo. Si forma e riforma contemporaneamente. È un essere primordiale di elevate dimensioni fatto per essere osservato nella sua interiorità ed esteriorità. Il potersi perdere nei meandri di una scultura la rende viva».

  • Concettina Squillace, La festa
    «L’opera rappresenta un momento di totale libertà e condivisione. La musica di una chitarra e di un flauto collega tutti in un ballo colorato che si espande verso l'alto, attraverso una scala luminosa immaginata come infinita».


  • Sara Principi, Physis
    «Physis è la natura, ma in senso più ampio. Qui la sua personificazione si manifesta a noi, a ricordarci che non siamo esenti dalla sua forza generatrice e distruttrice, ma come tutti gli altri esseri viventi dipendiamo da essa e dobbiamo rispettarla».

  • Elisa Fantini, Kira
    «Abbiamo condannato il lupo non per quello che è, ma per quello che abbiamo deliberatamente e erroneamente percepito che fosse: l’immagine di uno spietato assassino selvaggio che, in realtà, altro non è che l'immagine riflessa di noi stessi».


  • Riccardo Mataloni, Natural Selection
    «L'opera mostra il ciclo di vita e morte insito da sempre nella natura. Riproduce l'istante dell'azione e lo esalta tramite cromatismi cangianti e forme esasperate per catturare il momento effimero di una necessità».


  • Sonia Gasparini, Al di là della superficie
    «Tramite l’App Tilt Brush, questo lavoro si è mosso nel tentativo di portare la pittura a una nuova configurazione. Un’operazione inusuale mi ha permesso di fossilizzare il gesto pittorico direttamente nello spazio e non su una superficie».


  • Beatrice Caruso, Geode
    «La realtà virtuale mi ha trasportato nel cantiere della mia fantasia: il risultato è un rifugio simile a un igloo, da attraversare con occhi e corpo per giungere in un caleidoscopio di colori e rivolgere lo sguardo in su».


  • Roberta Orlati, AlieNaziOne
    «Il termine fa riferimento sia a colui o a ciò che è altro, straniero, non appartenente alla nostra comunità, sia alla continua ricerca di quella parte di mondo da conquistare per poter campare di passione e non rimanere per sempre sotto Alienazione».

Articolo promosso da

Net Service S.p.A.

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